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ALCUNE DELLE CURIOSITA' E LEGGENDE PALAZZESI
Il torrente "Valerio"
All'epoca della battaglia di Canne, nella quale furono pesantemente sconfitte le legioni romane ad opera dei cartaginesi, persero la vita anche i due consoli Marcello, seppellito a Venosa, e Valerio.
Quest'ultimo trovò la morte nei pressi del paese, sul torrente che fu chiamato Valerio in sua memoria.
Il tabacchificio
Costruito nel 1958, il tabacchificio Esab significò per i palazzesi un'innovazione economica notevole. Furono assunte infatti circa trecento persone e le coltivazioni della pianta di tabacco davano da vivere a numerose famiglie. Agli inizi degli anni ottanta, la gestione dell'opificio passò dal Consorzio Tabacchi di Bari alla cooperativa Casaleni, ma l'attività era già in crisi. Un declino che è culminato il 12 gennaio 1986 in un devastante incendio che ha reso inutilizzabile la fabbrica.
La Cappella SS. Gervasio e Protasio
Si tratterebbe della chiesa più antica del paese. Esisteva ancora nel 1639, ma oggi è del tutto scomparsa. Potrebbe essere stata, secondo Padre Antonio Grillo, studioso della storia locale, la chiesa degli abitanti del villaggio di Cervarezza, intorno all'anno Mille. In seguito alla malaria, gli abitanti, trasferitisi in prossimità del castello, trasportarono i santi protettori in un nuovo edificio sacro a loro dedicato. Si tratta però, solo di ipotesi non suffragate da ricerche.
Corso Manfredi
Palazzo San Gervasio non ha mai dimenticato la visita del Re Manfredi di Svezia, avvenuta nel 1265, e ha intitolato all'allora ventitreenne sovrano svevo, la principale strada del paese.
Il castellano di Cervarizza
Si tramanda oralmente che, nei pressi di Palazzo San Gervasio, sorgesse un tempo il villaggio di Cervarizza, detto anche Cervarezzo o Cervaricium. Purtroppo il borgo sorgeva in una zona malarica e quindi gli abitanti, per non ammalarsi del terribile morbo, lo abbandonarono. Pare che il villaggio, fortificato, fosse governato da un barone che viveva in un castello. Il signore, che aveva due monaci come servitori, era inviso alla gente per la sua malvagità. Egli infatti, pretendeva tasse esose e approfittava delle giovani fanciulle del posto, esercitando lo ius primae noctis con spregio. Mastro Giuseppe, per sottrarre la bellissima figlia alla cupidigia del barone, la teneva sempre nascosta, ma uno dei monaci servitori, rivelò il segreto al suo padrone. Questi allora, mandò il secondo monaco da Mastro Giuseppe ad informarsi dell'esistenza della giovane e per conoscerla. Al premuroso padre allora venne l'idea di vestire gli abiti della figlia per andare al castello e vendicare gli sfregi fatti dal barone alla popolazione. Arrivato al maniero armato, fu accolto dal barone che non si accorse di nulla. Quando gli fu abbastanza vicino, Mastro Giuseppe piantò un coltello nella pancia del signore di Cervarizza, che spirò con gli abiti della fanciulla in mano e circondato dal suo sangue, che sgorgava copioso dalla ferita. Acclamati come eroi da tutto il paese, Mastro Giuseppe e la figlia, insieme agli altri si trasferirono così, in un posto meno odioso e più sano.